Relazione fra Violenza di Genere e utilizzo di Sostanze: il ruolo della Cannabis.

25.11.2021

ESISTE UN COMPLESSO MA STRETTO RAPPORTO FRA UTILIZZO DI SOSTANZE E VIOLENZA DI GENERE, LA CANNABIS PRESENTA UNA CORRELAZIONE INVERSA FRA IL SUO UTILIZZO E COMPORTAMENTO VIOLENTO. LA CAPACITÀ  DELLA CANNABIS DI RIDURRE L'AGGRESSIVITÀ È UTILE NEL TRATTAMENTO SINTOMATICO DI PATOLOGIE COME L'ALZHEIMER E LA DEMENZA SENILE 


La Violenza ha varie sfaccettature e può essere un fenomeno più o meno visibile e riconoscibile.

L'Orgnizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la definisce come l'utilizzo intenzionale della forza fisica o del proprio potere contro se stessi, contro un'altra persona o contro un gruppo/comunità, tale da determinare (sia in termini di probabilità che in termini di effettivo esito) lesioni fisiche, danni psicologici ed esistenziali, problemi nello sviluppo (nel caso dei bambini), morte.
Subire violenza può comportare problemi psicologici come sindromi depressive, problemi somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri.

Stando ai dati dell'Istat il 76% delle vittime di Stalking sono donne mentre gli uomini sono solo il 24%.
Sono più spesso le donne a subire Gaslighting in ambito relazionale e in ambito medico.
Le donne con Dolore Cronico sono più colpevolizzate rispetto agli uomini quando non riescono a trovare il tempo e le energie per occuparsi della casa e della famiglia.
Le donne sono le più colpite dal Mobbing: si stima che, in Italia, siano 1milione e 404mila (8,9%) le donne che abbiano subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro.
L'Abuso Sessuale colpisce in particolare le donne (5,6%, contro lo 0,8% degli uomini).
Le differenze di genere quando si tratta di Omicidio sono forti: in ambito familiare o affettivo nel 2019 sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l'83,8% di quelli che hanno come vittime le donne.
Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%).
Il termine Femminicidio è un neologismo che identifica i casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un individuo di sesso maschile per motivi basati sul genere.

Il 25 novembre è la data scelta dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo argomento: la violenza sulle donne, fenomeno dilagante in Italia e nel mondo intero che si consuma prevalentemente (ma non solo) fra le mura domestiche, all'interno della famiglia o una relazione affettiva sia essa in corso o terminata.

Il rapporto fra uso di sostanze e violenza di genere è ancora poco definito da relazioni causa-effetto, è complesso e allo stesso tempo molto stretto.

In un clima politico di maggiore apertura a livello internazionale verso la Cannabis, soprattutto in ambito medico, con un crescente numero di pazienti che utilizzano questa pianta per il trattamento del dolore e ed altre condizioni più o meno invalidanti, è opportuno fare chiarezza sulle ripercussioni psicosociali che l'impiego di questo farmaco dagli effetti psicotropi, e oggetto di innumerevoli pregiudizi, possa realmente comportare.

Oltre al carattere e la personalità, anche fattori d'influenza a livello relazionale, comunitario e sociale possono concorrere al verificarsi del comportamento violento. Conoscere i fattori di rischio e di protezione è importante per elaborare misure di prevenzione efficaci.

La Caffeina è una delle sostanze più comunemente utilizzate in tutto il mondo ma il suo abuso è tutt'altro che innocuo: bere troppi caffè innesca il rilascio di adrenalina, che è alla base delle risposte attacco-fuga. Questo meccanismo comune a tutto il regno animale non è che un meccanismo di sopravvivenza: aggirando il pensiero razionale ci permette di avere una risposta immediata in caso di pericolo.
Elevate dosi di caffeina mandano il cervello e il corpo in questo medesimo stato di sovraeccitazione, ma il comportamento che ne deriva sarà molto meno appropriato se si tratta di partecipare ad una riunione di condominio, una discussione con un cliente scortese o con il proprio partner. La caffeina è correlata con un maggiore consumo di alcolici, probabilmente per il fatto che questa sostanza maschera in parte gli effetti dell'alcol portando il consumatore a sottovalutarli, inoltre il connubio caffeina-alcol è stato associato a un aumentato rischio di esercitare abuso sessuale.

Fino al 40% dei crimini violenti sono commessi da persone che si trovavano sotto l'effetto dell'Alcol al momento del crimine.
L'abuso di alcol è un fattore determinante negli episodi di violenza domestica, nei reati in luoghi pubblici, nelle molestie o nelle aggressioni da parte di terzi alcolizzati.
Gli uomini che si rivolgono a centri specializzati o gruppi di mutuo aiuto per problemi di comportamento violento, presentano al contempo problemi di alcolismo e le donne vittime di violenza riportano quasi sempre problemi legati all'abuso di alcolici all'interno della coppia, solitamente imputabili all'uomo, motivo per cui in genere le offerte di consulenza si occupano di entrambi gli aspetti.
Sebbene l'alcol non sia l'unico motivo che concorre al perpetrarsi di atti violenti, numerosi studi lo ritengono un fattore di rischio ed al contempo precipitante: un sostanziale numero di violenze domestiche ha luogo dopo che l'aggressore ha bevuto.
Il motivo sarebbe da imputare al fatto che l'assunzione di alcolici ridurrebbe la capacità di problem solving e con essa quella di risolvere le discussioni in modo pacifico. Inoltre il bere è correlato alla probabilità di assumersi maggiori rischi con una ridotta propensione a valutare le conseguenze. L'emotività amplificata, la riduzione della coscienza e della preoccupazione concorrerebbe anche alla gravità delle aggressioni messe in atto.

Sia l'alcol che la Cannabis sono storicamente state utilizzate nell'ambito di contesti sociali ma la prima è associata a comportamenti violenti mentre la seconda sembra ridurli. Contrariamente a quanto avviene per l'alcol, infatti, studi sociali riportano correlazioni inverse fra consumo di Cannabis e violenza domestica. I uno studio di Smith e collaboratori (2015), fra le coppie che sono state valutate nell'arco di nove anni, quelle in cui entrambi i partner consumavano la Cannabis i tassi d'abuso erano i più bassi.

Secondo quanto riportano i ricercatori della Pennsylvania, dove la Cannabis è stata legalizzata, è stato riscontrato un calo del 20% di lesioni dovute a violenza domestica e del 23% degli incidenti che coinvolgono un'arma da fuoco: sembra che liberalizzazione della sostanza possa favorire un clima meno violento nella società.

Uno studio condotto in Spagna dall'Unità di Ricerca Psicobiologia delle Tossicodipendenze (Rodriguez 2013) ha riscontrato che quando ai topi veniva somministrato THC, il principale componente della Cannabis responsabile del suo effetto analgesico, questo riduceva significativamente i livelli di aggressività. Lo studio ha quindi esaminato il ruolo del recettore del cannabinoide CB1 (al quale il si lega il THC) nell'influenzare il comportamento aggressivo: i topi fatti nascere senza questo recettore risultavano per natura più aggressivi.

I topi sono animali estremamente sociali, e la solitudine può compromettere il loro benessere inducendo stati d'ansia e comportamento aggressivo.
Studi analoghi a quello di Rodriguez e collaborari riportano che anche il CBD, il secondo componente più studiato della Cannabis, era, in una relazione dose-dipendente, in grado di ridurre l'aggressività nei topi che erano stati sottoposti ad isolamento.

La Cannabis, è infatti utilizzata nel trattamento sintomatico in alcune patologie caratteristiche dell'invecchiamento come la Demenza Senile e l'Alzheimer, purtroppo spesso caratterizzate da picchi di aggressività e stati d'animo fortemente rancorosi che CBD e THC risultano in grado di mitigare, oltre al favorire sonno, appetito e ridurre il dolore in questi pazienti.

Se, stando alle ricerche, l'utilizzo di cannabinoidi non sembra dover essere motivo di allarme nei partner e nei familiari di chi utilizza questi fitofarmaci a scopo medico, lo stesso non si può dire nel caso ad essere consumato sia un cocktail di sostanze: l'assunzione di Cannabis insieme ad alcool e cocaina risulta invece essere un forte predittore di episodi di aggressività e violenza. La Cocaina, sebbene non possa modificare di per sé la personalità di chi ne fa uso, può favorire il ricorso a schemi di comportamento spiccatamente aggressivi ed è frequente che i partner di persone che fanno utilizzo di cocaina si rivolgano ai professionisti della salute e ai centri specializzati nelle dipendenze per cercare di proteggere se stessi e i propri figli, senza riuscire a parlare direttamente con il compagno del problema legato al suo consumo della sostanza, per paura di reazioni violente.

Non è infrequente leggere di crisi psicotiche negli articoli di cronaca nera.
Le Psicosi sono definite come un gruppo eterogeneo di disturbi che hanno in comune la comparsa di sintomi e comportamenti dovuti alla compromissione della capacità di effettuare un esame della realtà.
Il termine "aggressività" compare in modo ricorrente nei quadri clinici di questi pazienti, e si manifesta con la tendenza ad attaccare gli altri in forma simbolica, verbale, gestuale o fisica.
Vero è che la Cannabis può essere utilizzata a scopo antidepressivo in caso di disturbo lieve o secondario, ad esempio quando il tono dell'umore basso è dovuto ad una condizione medica organica sottostante che compromette la qualità della vita del paziente.
Ma in alcuni tipi di Depressione piuttosto severi, nel Disturbo Bipolare e nel Disturbo Psicotico occorre prestare particolare attenzione in quanto l'utilizzo di THC può essere del tutto controindicato aggravando gli episodi maniacali e di derealizzazione, diversamente dal CBD che invece ha effetti antipsicotici.

La Cannabis è stata recentemente riscoperta in ambito medico e la ricerca ne sta esplorando via via sempre di più le sue molteplici potenzialità che possono curare, migliorare e arricchire la vita dell'uomo, ma si tratta di una sostanza psicoattiva da maneggiare con cura e responsabilità sotto una scrupolosa ed esperta supervisione medica.