La Cannabis Medica per i pazienti con Alzheimer

21.09.2022

LA CANNABIS PUÒ MIGLIORARE LA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE CON ALZHEIMER FAVORENDO UN UMORE PIÙ DISTESO, UN SONNO PIÙ RIPOSANTE, ALLEVIANDO I DOLORI E RIDUCENDO L'AGGRESSIVITÀ AGENDO ANCHE SULLA NEURO-INFIAMMAZIONE E LO STRESS OSSIDATIVO 

Il morbo di Alzheimer è una forma molto comune di demenza che provoca problemi con la memoria, il ragionamento e il comportamento.. Generalmente, i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane
Quasi tutti i pazienti sviluppano  sintomi neuropsichiatrici durante il decorso di questa malattia e, fra tutti, quelli che si manifestano con più frequenza sono depressione ed apatia, insieme ad agitazione (verbale e fisica) molto elevata.

Con il progredire della patologia possono comparire deliri (molto spesso persecutori), allucinazioni e comportamenti spiccatamente aggressivi: i pazienti possono subire cambiamenti di personalità, incluso diventare completamente inattivi, estremamente chiusi o al contrario euforici e facilmente irritabili.

Anche i ritmi circadiani sono pesantemente alterati nei pazienti che soffrono di Alzheimer, ben oltre i fisiologici cambiamenti nelle fasi del sonno tipici della terza età.

Nella maggior parte dei casi le cause che hanno portato alla malattia restano sconosciute.

La diagnosi viene effettuata sulla base dell'analisi delle capacità mentali del paziente ed è importante per cominciare ad intervenire sebbene la somministrazione di farmaci possa alleviare solo i sintomi: anche se ci sono molti studi clinici attualmente in corso che aspirano a trovarlo, non esiste purtroppo alcun farmaco o altro trattamento che abbia un effetto curativo, motivo per cui è molto importante la focalizzazione sulla profilassi della malattia che può essere attuata con uno stile di vita sano, la riduzione dello stress ossidativo e il miglioramento della salute e del benessere generale attraverso scelte di vita proattive.

Una nuova corrente scientifica sostiene la ricerca di innovative terapie multitarget contro l'Alzheimer, in grado di modulare in parallelo i principali eventi patologici che determinano il progressivo deterioramento funzionale dei pazienti. In questo contesto, il potenziale terapeutico dei cannabinoidi contro questa malattia sta guadagnando molto interesse, supportato da prove crescenti (ottenute dallo studio della composizione del sistema endocannabinoide in campioni post mortem di cervelli di pazienti affetti dalla malattia e da studi su modello animale) che mostrano un miglioramento dei sintomi dell'Alzheimer dovuti proprio a queste sostanze.

Il miglioramento sarebbe associato alla modulazione indotta dai cannabinoidi sia dei processi associati all'iperfosforilazione di Aβ e tau, sia all'infiammazione e allo stress ossidativo
.
Studi in vitro e in vivo ( Aso et al, 2016) hanno dimostrato che la stimolazione dei recettori CB1 e CB2, da parte di ligandi endogeni, cannabinoidi sintetici o naturali (THC e cannabidiolo o CBD), riduce la tossicità neuronale del peptide Aβ (il maggior costituente delle Placche Amilodi dette anche Senili e che provocano il declino cognitivo), ed incrementa la vitalità dei neuroni in coltura e proteggendo anche dal deterioramento cognitivo indotto da questo peptide negli animali inoculati con esso o geneticamente manipolati per esprimerlo in abbondanza.

(In tutti i casi le dosi di cannabinoidi che sono state testate in modelli sperimentali sono state molto inferiori a quelle che producono gli effetti psicoattivi caratteristici del consumo di Cannabis.)
Questa protezione neuronale contro il peptide Aβ potrebbe essere associata, da un lato, alla capacità dei cannabinoidi con attività sul recettore CB2 di promuovere l'eliminazione di questo peptide e ridurre le vie di segnalazione attivate dall'Aβ che portano alla morte cellulare, e da un altro l'altro alla stimolazione della neurogenesi (formazione di nuovi neuroni) e al mantenimento dei pulsanti sinaptici, determinanti per la corretta comunicazione tra neuroni.

Gli autori dello studio riportato su Front Pharmacol parlano anche di vantaggi aggiuntivi dovuti all'utilizzo di cannabinoidi nella malattia di Alzheimer, in particolare un miglioramento della funzionalità vascolare, compromessa dalla patologia, e la capacità di assorbire il glucosio favorendo l'apporto di ossigeno e altri nutrienti importanti per il corretto funzionamento cerebrale.
Alcuni cannabinoidi, inoltre, agendo sul recettore CB1 possono regolare la neurotrasmissione, sia modulando gli stessi bersagli terapeutici di farmaci attualmente approvati ed utilizzati nel trattamento dei questo tipo di demenza, sia modulando l'equilibrio fra attività eccitatoria ed inibitoria dei neuroni (cosa che viene compromessa progressivamente durante il decorso degenerativo della malattia).

Anche se i dati sono incoraggianti, e la Cannabis risulta in grado di ridurre la neuro-infiammazione (che contribuisce sia allo sviluppo che alla progressione dell'Alzheimer), attualmente la terapia si basa sul migliorare il più possibile le condizioni di vita dei pazienti con A. grazie alla gestione dei sintomi che si manifestano: andando a migliorare la qualità del sonno, incrementando l'appetito per evitare il sovraccarico dovuto alle carenze alimentari che possono peggiorare le condizioni cognitive, oltre che fisiche, del paziente.

La terapia dovrebbe mirare anche a migliorare l'umore, spesso gravemente compromesso nei pazienti con A., e a mitigare i comportamenti rabbiosi e aggressivi che rendono in genere molto difficile il lavoro di accudimento del paziente per chi se ne prende cura.

La Cannabis può essere un valido alleato per piccole e grandi problematiche dovute all'età avanzata ma è molto importante valutare insieme ad un medico esperto, sulla base dello stile di vita, quantità e qualità di assistenza ricevuta dall'anziano da parte dei care-givers e compatibilità con gli altri medicinali assunti, la possibilità di inserire una terapia con i cannabinoidi per migliorare la qualità di vita e ritrovare momenti di serenità, vicinanza e affetto fra l'anziano e i propri cari.