La Cannabis per il trattamento e la Prevenzione della Sensibilizzazione Centrale
LA CANNABIS PUÒ CONTRIBUIRE SIGNIFICATIVAMENTE ALLA RIDUZIONE DEL DOLORE CENTRALE MA ANCHE ALLA PREVENZIONE DELLA SENSIBILIZZAZIONE NERVOSA TENENDO SOTTO CONTROLLO L'INFIAMMAZIONE CHE È UN FATTORE SCATENTANTE E DI MANTENIMENTO
Quando
ci facciamo male la risposta del nostro organismo è quella di
mettere in allarme il sistema: un meccanismo adattivo che si verifica
con lo scopo di proteggere la zona del corpo lesionata.
Normalmente
questo processo è del tutto reversibile, i nocicettori
(recettori sulla pelle, nei muscoli e negli organi che elaborano
stimoli intensi) e i neuroni centrali tornano alla normalità ma può
succedere che qualora siano presenti stimoli dolorosi intensi,
duraturi e ripetuti, al cessare dello stimolo doloroso periferico il
neurone centrale non ritorni allo stato iniziale,
ovvero
può rimanere sensibilizzato anche dopo la cessazione dello stimolo
che
l'ha attivato.
La
Sindrome
della Sensibilizzazione Centrale
(SC), anche
nota come Sindrome del Dolore Centrale, è relativamente comune e
soggetta a influenze genetiche e ambientali che predispongono i
pazienti, ed è caratterizzata da un serie di manifestazioni tipiche
quali:
-
l'Iperalgesia
Secondaria:
aumentata risposta dolorosa anche in aree non direttamente
interessate da danno tissutale
- Allodinia:
dolore suscitato da uno stimolo normalmente non in grado di provocare
risposta dolorosa
- Allargamento del campo recettoriale del
neurone
La
diagnosi viene effettuata una volta esclusa la possibilità di
trovarsi di fronte a Dolore Neuropatico e si basa su tre criteri
principali:
1.
La non proporzionalità tra il dolore, natura o
entità della
lesione
2. Incoerente distribuzione della sensazione dolorosa:
dolore diffuso e poco localizzato
3. Ipersensibilità Acustica,
Olfattiva, Tattile, e Termocezione aumentata (indagate tramite il
Central
Sensation Inventory - CSI)
La patologia è dunque mantenuta da cambiamenti
neurofisiologici sostenuti da modificazioni neuroplastiche
dell'eccitabilità neuronale.
Il
dolore centralizzato è
associato a cambiamenti dell'umore, affaticamento, disturbi
cognitivi, cambiamenti del sonno, sintomi di dolore neuropatico molto
intenso (bruciore, intorpidimento, formicolio e
parestesie).
Generalmente
i pazienti che soffrono di questa sindrome presentano anche dolore
multifocale, disturbi della memoria e spesso comorbidità con
disturbi dell'umore e d'ansia.
Il Dolore Centrale si manifesta
spesso in presenza di disturbi da dolore cronico tra cui la sindrome
temporo-mandibolare, la cistite interstiziale, la fibromialgia, la
sindrome dell'intestino irritabile, mal di schiena, mal di collo, ed
è anche correlato a traumi, sindrome del tunnel carpale,
osteoartrite...
Può anche essere conseguenze ad ictus o disturbi
neurologici come la Sclerosi
Multipla.
Sembra
essere correlato anche a Disturbo Depressivo Maggiore
e Disturbo d'Ansia Generalizzato.
Le
pazienti con Endometriosi
soffrono di vari disturbi dolorosi come Dispareunia, Dismenorrea e
Dolore Pelvico Cronico, ma la fisiopatologia del dolore cronico
dovuto alla malattia non è ancora stata a pieno compresa.
La
risposta infiammatoria alterata
ma anche la sensibilizzazione centrale e periferica, identificate
nelle pazienti con Endometriosi, possono contribuire al dolore
cronico.
Questo spiega come molte donne anche una volta sottoposte
ad intervento di rimozione delle lesioni endometriosiche continuano a
sperimentare sintomi dolorosi ma anche il fatto che il dolore
percepito dalle pazienti può non essere direttamente proporzionale
alla gravità e all'estensione delle lesioni e spesso provano
iperalgesia in parti del corpo esterne alla pelvi.
Le donne con
Dolore Pelvico Cronico
hanno mostrato, negli studi di neuroimmagine una diminuzione del
volume della materia grigia nelle aree coinvolte nella percezione del
dolore (come
il talamo, il giro del cingolo il putamen e l'insula).
Queste
sensibilizzazioni possono inoltre spiegare la presenza di
comorbidità come la Sindrome
dell'Intestino Irritabile, la
Sindrome del Dolore Vescicale
e la Vulvodinia.
Spesso
sottostimato, il dolore dovuto al cancro permane anche dopo il
trattamento nel 47% dei casi circa.
Recentemente come meccanismo
del Dolore Oncologico
è diventato chiaro che la sensibilizzazione centrale influenza la
percezione del dolore e la transizione dal dolore acuto a quello
cronico.
In caso di patologia oncologica, così come in altri
casi, è stato dimostrato che l'infiammazione gioca un ruolo cruciale
nel causare e nel mantenere la sensibilizzazione
centrale.
Tuttavia, potrebbero non essere solo i segnali sensoriali ad essere alterati nelle condizioni di dolore neuropatico: i Disturbi del Sonno sono un problema molto diffuso tra i pazienti con dolore cronico.
Sebbene si presupponga una relazione bidirezionale e multidimensionale, le origini esatte della loro reciproca interferenza sono ancora oggetto di dibattito.
Secondo gli studi del professor Mattew Walker, dell'Università di Barkeley, in California, dormire poco aumenta la sensibilità al dolore, mentre un buon sonno può avere effetti analgesici naturali: la corteccia somatosensoriale, una porzione cerebrale associata alla sensibilità al dolore, risulta iperattiva in caso di deprivazione di sonno.
La zona è anche deputata al rilascio di dopamina, la quale induce piacere e reca sollievo dal dolore.
In pratica, la perdita di ore di sonno, amplifica la sensazione dolorosa mentre al contempo blocca i naturali centri analgesici.
Si tratta dunque di un quadro clinico doloroso, complesso e complicato dalla compresenza di disturbi e patologie sottostanti. L'eliminazione del dolore non sempre risulta possibile ma grazie ad un approccio multidisciplinare quasi sempre è realizzabile un miglioramento delle condizioni di vita del paziente.
Interessante notare come le prime conoscenze sui meccanismi del dolore siano dovute alla ricerca sulle proprietà analgesiche di diverse piante (es. oppio, peperoncino, salice, cannabis...).
Le aree del cervello deputate al controllo del dolore sono pervase di recettori specifici per i cannabinoidi, i quali, se stimolati, producono una serie di reazioni a catena che realizzano l'attivazione delle vie antinocicettive, riducendo il dolore, a livello spinale, sovraspinale e periferico.
Anche in maniera indiretta la Cannabis può aiutare nel controllo del dolore, l'assunzione di THC è infatti associata ad una latenza del sonno più breve, minore difficoltà di addormentamento, riduce il rischio di risvegli precoci e migliora la qualità del sonno percepita, con miglioramenti nelle misure di funzionamento esecutivo e dell'umore, dovuti alla riduzione del disturbo del sonno.
Il CBD, favorisce il sonno grazie ai suoi effetti miorilassanti, ma non solo.
Ci sono sempre maggiori evidenze che il sistema endocannabinoide è coinvolto sia nei processi infiammatori che degenerativi tipici di molte patologie.
Il CBD è infatti anche un antinfiammatorio a tutti gli effetti, il che rende la Cannabis utile non solo al trattamento del sintomo ma anche alla prevenzione del disturbo da sensibilizzazione centrale.
Fra le terapie naturali che possono essere associate al trattamento SC, l'agopuntura grazie alla stimolazione di specifici punti del corpo può agire sui centri della nocicezione e induce la produzione di endorfine, antidolorifici e antinfiammatori endogeni, senza effetti collaterali, il che la rende un prezioso alleato per un trattamento a lungo termine, riducendo la necessità di ricorrere ai farmaci chimici.