La Cannabis per il trattamento e la Prevenzione della Sensibilizzazione Centrale

17.04.2024

LA CANNABIS PUÒ CONTRIBUIRE SIGNIFICATIVAMENTE ALLA RIDUZIONE DEL DOLORE CENTRALE MA ANCHE ALLA PREVENZIONE DELLA SENSIBILIZZAZIONE NERVOSA TENENDO SOTTO CONTROLLO L'INFIAMMAZIONE CHE È UN FATTORE SCATENTANTE E DI MANTENIMENTO 

Quando ci facciamo male la risposta del nostro organismo è quella di mettere in allarme il sistema: un meccanismo adattivo che si verifica con lo scopo di proteggere la zona del corpo lesionata.
Normalmente questo processo è del tutto reversibile, i
nocicettori (recettori sulla pelle, nei muscoli e negli organi che elaborano stimoli intensi) e i neuroni centrali tornano alla normalità ma può succedere che qualora siano presenti stimoli dolorosi intensi, duraturi e ripetuti, al cessare dello stimolo doloroso periferico il neurone centrale non ritorni allo stato iniziale, ovvero può rimanere sensibilizzato anche dopo la cessazione dello stimolo che l'ha attivato.


La
Sindrome della Sensibilizzazione Centrale (SC), anche nota come Sindrome del Dolore Centrale, è relativamente comune e soggetta a influenze genetiche e ambientali che predispongono i pazienti, ed è caratterizzata da un serie di manifestazioni tipiche quali:

- l'Iperalgesia Secondaria: aumentata risposta dolorosa anche in aree non direttamente interessate da danno tissutale
-
Allodinia: dolore suscitato da uno stimolo normalmente non in grado di provocare risposta dolorosa
- Allargamento del campo recettoriale del neurone


La diagnosi viene effettuata una volta esclusa la possibilità di trovarsi di fronte a Dolore Neuropatico e si basa su tre criteri principali:


1. La non proporzionalità tra il dolore, natura o
entità della lesione
2. Incoerente distribuzione della sensazione dolorosa: dolore diffuso e poco localizzato
3. Ipersensibilità Acustica, Olfattiva, Tattile, e Termocezione aumentata (indagate tramite il
Central Sensation Inventory - CSI)


La patologia è dunque mantenuta da cambiamenti neurofisiologici sostenuti da modificazioni neuroplastiche dell'eccitabilità neuronale.


Il dolore centralizzato è associato a cambiamenti dell'umore, affaticamento, disturbi cognitivi, cambiamenti del sonno, sintomi di dolore neuropatico molto intenso (bruciore, intorpidimento, formicolio e parestesie).
Generalmente i pazienti che soffrono di questa sindrome presentano anche dolore multifocale, disturbi della memoria e spesso comorbidità con disturbi dell'umore e d'ansia.
Il Dolore Centrale si manifesta spesso in presenza di disturbi da dolore cronico tra cui la sindrome temporo-mandibolare, la cistite interstiziale, la fibromialgia, la sindrome dell'intestino irritabile, mal di schiena, mal di collo, ed è anche correlato a traumi, sindrome del tunnel carpale, osteoartrite...
Può anche essere conseguenze ad ictus o disturbi neurologici come la Sclerosi Multipla.
Sembra essere correlato anche a Disturbo Depressivo Maggiore e Disturbo d'Ansia Generalizzato.


Le pazienti con Endometriosi soffrono di vari disturbi dolorosi come Dispareunia, Dismenorrea e Dolore Pelvico Cronico, ma la fisiopatologia del dolore cronico dovuto alla malattia non è ancora stata a pieno compresa.
La risposta infiammatoria alterata ma anche la sensibilizzazione centrale e periferica, identificate nelle pazienti con Endometriosi, possono contribuire al dolore cronico.
Questo spiega come molte donne anche una volta sottoposte ad intervento di rimozione delle lesioni endometriosiche continuano a sperimentare sintomi dolorosi ma anche il fatto che il dolore percepito dalle pazienti può non essere direttamente proporzionale alla gravità e all'estensione delle lesioni e spesso provano iperalgesia in parti del corpo esterne alla pelvi.
Le donne con Dolore Pelvico Cronico hanno mostrato, negli studi di neuroimmagine una diminuzione del volume della materia grigia nelle aree coinvolte nella percezione del dolore (come il talamo, il giro del cingolo il putamen e l'insula).
Queste sensibilizzazioni possono inoltre spiegare la presenza di comorbidità come la Sindrome dell'Intestino Irritabile, la Sindrome del Dolore Vescicale e la Vulvodinia.

Spesso sottostimato, il dolore dovuto al cancro permane anche dopo il trattamento nel 47% dei casi circa.
Recentemente come meccanismo del Dolore Oncologico è diventato chiaro che la sensibilizzazione centrale influenza la percezione del dolore e la transizione dal dolore acuto a quello cronico.
In caso di patologia oncologica, così come in altri casi, è stato dimostrato che l'infiammazione gioca un ruolo cruciale nel causare e nel mantenere la sensibilizzazione centrale.

Tuttavia, potrebbero non essere solo i segnali sensoriali ad essere alterati nelle condizioni di dolore neuropatico: i Disturbi del Sonno sono un problema molto diffuso tra i pazienti con dolore cronico.
Sebbene si presupponga una relazione bidirezionale e multidimensionale, le origini esatte della loro reciproca interferenza sono ancora oggetto di dibattito.
Secondo gli studi del professor Mattew Walker, dell'Università di Barkeley, in California, dormire poco aumenta la sensibilità al dolore, mentre un buon sonno può avere effetti analgesici naturali: la corteccia somatosensoriale, una porzione cerebrale associata alla sensibilità al dolore, risulta iperattiva in caso di deprivazione di sonno.
La zona è anche deputata al rilascio di dopamina, la quale induce piacere e reca sollievo dal dolore.
In pratica, la perdita di ore di sonno, amplifica la sensazione dolorosa mentre al contempo blocca i naturali centri analgesici.


Si tratta dunque di un quadro clinico doloroso, complesso e complicato dalla compresenza di disturbi e patologie sottostanti. 
L'eliminazione del dolore non sempre risulta possibile ma grazie ad un approccio multidisciplinare quasi sempre è realizzabile un miglioramento delle condizioni di vita del paziente.


Interessante notare come le prime conoscenze sui meccanismi del dolore siano dovute alla ricerca sulle proprietà analgesiche di diverse piante (es. oppio,
peperoncino, salice, cannabis...).
Le aree del cervello deputate al controllo del dolore sono pervase di recettori specifici per i
cannabinoidi, i quali, se stimolati, producono una serie di reazioni a catena che realizzano l'attivazione delle vie antinocicettive, riducendo il dolore, a livello spinale, sovraspinale e periferico.

Anche in maniera indiretta l
a Cannabis può aiutare nel controllo del dolore, l'assunzione di THC è infatti associata ad una latenza del sonno più breve, minore difficoltà di addormentamento, riduce il rischio di risvegli precoci e migliora la qualità del sonno percepita, con miglioramenti nelle misure di funzionamento esecutivo e dell'umore, dovuti alla riduzione del disturbo del sonno.
Il CBD, favorisce il sonno grazie ai suoi effetti miorilassanti, ma non solo.

Ci sono sempre maggiori evidenze che il sistema endocannabinoide è coinvolto sia nei processi infiammatori che degenerativi tipici di molte patologie.
Il CBD è infatti anche un antinfiammatorio a tutti gli effetti, il che rende la Cannabis utile non solo al trattamento del sintomo ma anche alla prevenzione del disturbo da sensibilizzazione centrale.

Fra le terapie naturali che possono essere associate al trattamento SC, l'agopuntura grazie alla stimolazione di specifici punti del corpo può agire sui centri della nocicezione e induce la produzione di endorfine, antidolorifici e antinfiammatori endogeni, senza effetti collaterali, il che la rende un prezioso alleato per un trattamento a lungo termine, riducendo la necessità di ricorrere ai farmaci chimici.