Ottobre Rosa e Medicina Verde: la Cannabis Medica per il Tumore al Seno
IL PERCORSO TERAPEUTICO AFFRONTATO DALLE DONNE CON IL TUMORE AL SENO È RESO ANCOR PIÙ DIFFICOLTOSO DALLA MOLTITUDINE DI EFFETTI COLLATERALI DOVUTI ALLA CHEMIOTERAPIA. LA CANNABIS MEDICA È IN GRADO DI AGIRE SULLA MAGGIOR PARTE DI ESSI RIDUCENDO DOLORE, NAUSEA, STRESS, MIGLIORANDO IL SONNO, L'UMORE E L'APPETITO, FACILITANDO L'ASSUNZIONE DEI NUTRIENTI NECESSARI
In quasi tutti i tessuti
del nostro corpo avviene una crescita cellulare che viene regolata da
processi di morte cellulare (apoptosi) controllati
geneticamente.
Mutazioni nel DNA possono portare alla
disregolazione di questi processi ordinati e dare luogo ad una
divisione cellulare incontrollata e alla formazione del tumore.
Secondo i registri della Banca Dati AIRTum vengono diagnosticati nella popolazione femminile circa 53.000 nuovi casi di tumore alla mammella l'anno e questo tipo di tumore rappresenta il 30% del totale dei tumori maligni che colpiscono le donne, nel 5-7% dei casi per ragioni ereditarie.
La pandemia da COVID-19 ha
avuto un impatto negativo sulla prevenzione del cancro al seno: 1,4
milioni di esami di screening e 2.099 diagnosi in meno rispetto
all'anno precedente e ritardo nell'inizio dei trattamenti, il che
rischia di tradursi in un aumento dei decessi.
L'Ottobre Rosa è un'occasione in più per sensibilizzare sui temi della prevenzione nella lotta contro il tumore al seno ma ogni momento è quello giusto per prendersi cura della propria salute.
Dal tumore al seno
individuato in fase iniziale è possibile guarire: la sopravvivenza a
cinque anni dalla diagnosi è infatti superiore all'87%.
Uno
stile di vita sano, una corretta nutrizione associata ad attività
fisica sono alla base della prevenzione, insieme a regolare autopalpazione del seno e gli screening di diagnostica per immagini.
Lo screening mammografico per il tumore al seno ha dimostrato di ridurre la mortalità nelle donne in età compresa fra i 50 ed i 69 anni ed è, in questa fascia, offerto ogni due anni dal Sistema Sanitario Nazionale.
La chemioterapia viene impiegata per impedire la proliferazione tumorale e consiste nella somministrazione ciclica di un farmaco o di una combinazione di farmaci detti antiblastici o citotossici per una durata di circa sei mesi. I farmaci chemioterapici vengono somministrati per bloccare la crescita delle cellule tumorali residue che nonostante l'intervento chirurgico o l'eventuale radioterapia possono essere ancora in circolo e la terapia può essere svolta in ospedale, dal proprio medico o a casa del paziente.
I
risultati di un test preditittivo
(Oncotype Dx) sono stati presentati al Congresso
Esmo e pubblicati su Jama
Oncologyriportano riportando che il 93% delle pazienti con tumore al seno sottoposte a
chemioterapia mostra sopravvivenza libera da recidive a cinque anni
dal trattamento.
La chemioterapia si rivela dunque necessaria
nel trattamento del tumore al seno ma comporta numerosi effetti
collaterali fra cui dolore, ansia, agitazione, nervosismo, vertigini,
insonnia, che vanno ad aggiungersi ai sintomi e allo stress dovuti
alla patologia stessa.
La fatica è un sintomo molto diffuso fra i pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia ed è aggravata dal fatto che il sonno tende ad essere compromesso e percepito come poco ristoratore, cosa che viene purtroppo spesso trascurata ma che andrebbe affrontata dal punto di vista medico.
Fra
le zone particolarmente colpite dalla chemioterapia ci sono le mucose
e possono manifestarsi sintomi di infiammazione orofaringea ed
un'alterazione del gusto che, insieme alla nausea e all'inappetenza
indotte dalla terapia, possono dare luogo ad importanti perdite di
peso e carenze alimentari, cosa che non giova al decorso della
patologia, pertanto vengono frequentemente prescritti degli
antiemetici per favorire la corretta nutrizione del paziente.
Il Dolore può dipendere tanto dalla malattia
oncologica che dalle sue cure.
Il tumore al seno può comportare
in alcuni casi, in genere in stadio avanzato, dolore
localizzato (mastodinia
o mastalgia).
Nella
maggior parte dei casi si ricorre all'intervento chirurgico per la
rimozione dei tessuti malati e, laddove possibile, si privilegia la
chirurgia conservativa che mira a lasciare intatto il seno rimuovendo
strettamente la parte dove si trova la lesione (quadrantectomia).
Nel
post-operatorio è
frequente la formazione di una raccolta di siero nella ghiandola
mammaria o nel cavo ascellare, che possono determinare un senso di
tensione o di dolorabilità, il che può richiedere una terapia
analgesica.
Gli oppiacei possono dare elevata dipendenza ma
anche sintomi che possono aggravare quelli dovuti alla chemioterapia
poiché possono comportare confusione, vertigini, nausea e vomito,
depressione respiratoria, sintomi d'astinenza.
Anche gli effetti
collaterali degli analgesici non oppiacei non sono da sottovalutare,
infatti gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e il paracetamolo, a
dosi elevate e prolungate nel tempo, possono essere pericolosi per la
funzionalità epatica, gastrointestinale e cardiaca.
La
Cannabis Medica può attualmente essere considerata un trattamento
sintomatico di prima linea in grado di rispondere da sola a molte esigenze del paziente oncologico.
Un recente
studio pubblicato su
Pharmaceuticals
(Aviral et al., 2020) ha valutato l'utilizzo di Cannabis Medica da
parte di pazienti che stavano affrontando cure anticancro, riportando
un miglioramento di tutti i parametri presi in considerazione tra cui
la riduzione dell'intensità del dolore, miglioramento del sonno,
attenuazione dei sintomi direttamente dovuti al cancro, diminuzione
del consumo di analgesici e che questi effetti si verificavano a
breve termine (un mese di utilizzo).
Lo studio suggerisce che
l'utilizzo prolungato di Cannabis Medica possa ridurre
significativamente anche la nausea, incrementare l'appetito con
effetti positivi sul mantenimento del peso corporeo, proprietà
ansiolitiche e antidepressive e miglioramento della qualità della
vita del paziente.
Un gran numero di ricerche
scientifiche si sta occupando di approfondire anche le potenzialità
antitumorali dei cannabinoidi su diversi tipi di tumore come il cancro
al seno, il melanoma, il linfoma e il cancro al cervello adulto. In
particolare, è stato dimostrato che i fitocannabinoidi
Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) inducono
l'apoptosi e inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali
adulte, oltre a modulare l'angiogenesi e le metastasi (Andradas et
al. 2021) ma si tratta esclusivamente di studi preclinici e tali risultati non sono ancora corroborati da studi clinici
sistematici pertanto la terapia a base di cannabinoidi non può
essere attualmente impiegata in campo oncologico per finalità
diverse dal contenimento dei sintomi.
La Cannabis Medica può essere uno strumento estremamente utile per le donne con il cancro al seno ed altri tipi di tumore ma non va intesa in sostituzione delle terapie tradizionali e, nonostante il suo utilizzo comporti pochi effetti collaterali, è necessario avvalersi della supervisione di un medico esperto che sappia personalizzare la terapia ottimizzandola e minimizzando i rischi.
Anche l'Agopuntura può essere di aiuto alle donne che combattono contro il tumore al seno, aiutando l'organismo a contrastare la moltitudine di sintomi ed effetti collaterali delle terapie e può avere un effetto positivo anche sull'umore.
L'integrazione di più terapie, comprese le terapie naturali, si rivela sempre la strategia più efficace.